Quando si può dire efficace una gestione di una crisi aziendale?
Per avere una gestione efficace della crisi aziendale serve molto più che la sola redazione di un documento scritto. Questo è chiaro per tutti. La cosa più difficile è capire cos’è quel molto in più che serve ma soprattutto capire il come può servire. Questo articolo si propone di fare un po’ di chiarezza sul tema della gestione di crisi aziendale ed ad analizzarne l’importanza strategica.
Il ciclo di vita di un’azienda e la crisi aziendale
E’ noto a tutti cosa sia una crisi aziendale, nonostante se ne abbiamo diverse (ma univoche) definizioni. Secondo il British Standards Institution (BSI), ad esempio, la crisi è quella “situazione anormale ed instabile che minaccia gli obiettivi strategici e la reputazione o vitalità stessa delle organizzazioni”. Una definizione che sottolinea l’importanza per le aziende di prepararsi ad affrontare i fattori scatenanti sia con pratiche tradizionali che innovative così da diventare proattive nell’adattarsi, modificarsi e rafforzarsi in momenti di forte turbolenza e cambiamento. Questa definizione non lascia spazio ai se ed ai ma, parte dal presupposto che la crisi avverrà e non è certo per scaramanzia. Tutte le aziende, infatti, durante la loro vita vivono un’alternanza di fasi positive e fasi negative, proprio come tutti noi. Nel caso aziendale però le fasi negative possono essere di due tipi:
- ciclico
Queste, lo dice anche la parola, si ripetono ciclicamente. Le imprese che non sanno prepararsi o si preparano seguendo criteri sbagliati non reggono la fase negativa del ciclo di vita e vengono direttamente eliminate; - strutturale
Queste, invece, si rifanno alla struttura aziendale e possono prendere due percorsi diversi: a partire dal momento del declino, questo può o tradursi in un recupero senza che l’azienda attraversi effettivamente un momento di crisi (in materia definito come “turnaround”); oppure il declino può tradursi in una vera e propria situazione di crisi da cui l’azienda può uscire (altro “turnaround”) come non uscire (cessazione d’impresa).
Da questa semplice distinzione si comprende chiaramente due cose: la prima come la crisi aziendale rappresenti un momento cruciale per un’eventuale ripresa della operatività aziendale; la seconda è come la crisi non sia mai un momento isolato ed istantaneo ma come invece si caratterizzi per una serie di eventi negativi che minano la posizione competitiva delle imprese fino a quando si palesa la causa scatenante. A tal proposito è infatti utile conoscere come la dottrina si specifichi in materia; la stessa infatti distingue i cosiddetti “incidenti” da quella che viene definita come effettiva “crisi”. I primi sono eventi che possono essere previsti in anticipo, ovvero ci si può preparare alla loro evenienza con un piano ed essere così pronti a risolverli rapidamente prima che si verifichino effetti a lungo termine o permanenti. Le crisi invece sono momenti unici ed imprevisti e possono avere conseguenze serie per l’azienda che li subisce.
L’importanza di un’efficace gestione della crisi aziendale
Come suggerito all’inizio dell’articolo, per avere una gestione efficace della crisi aziendale serve molto più che la sola redazione di un documento scritto. Le aziende sono obbligate ad operare strategicamente nella combinazione di diversi elementi, tra cui: analisi dei rischi, formazione dei dipendenti, creazione di protocolli di sicurezza, adeguamento ed implementazione di procedure di emergenza e la valutazione e l’applicazione del trasferimento dei rischi. Ci vogliono tempo, risorse, e la consapevolezza di tutte le parti in gioco per costruire un sistema di gestione dei rischi di crisi adeguato. Proprio così. E questo perché anche la crisi aziendale, come tutte le cose, ha le sue fasi; ed è proprio nella prima delle sue 4 fasi che si devono riconoscere e valutare i rischi eventuali nonché capire bene tutte le implicazioni dello scenario di rischio (NB. Ciclo di vita della crisi: rischi, problemi, crisi, nuova normalità). Per svolgere un’efficace gestione della crisi sarà quindi necessario svolgere delle azioni di prevenzione e anticipazione prima dell’avvento della crisi, con azioni di contenimento danni durante la crisi e riprendersi dall’evento inattesi grazie all’uso di feedback dopo la crisi. Sarà però altrettanto essenziale alla gestione dei rischi di crisi. A tal riguardo ci viene in aiuto il modello di Slatter e Lovett grazie al quale, seguendo la più generale divisione in cause interne (endogene) ed esterne (esogene) si identificano 13 distinti fattori all’origine delle crisi aziendali. Questi 13 fattori possono essere sintetizzati in 5 macro variabili che saranno quindi le principali da osservare e studiare, di modo da prevenire l’avvento dei rischi di crisi e/o del loro troppo prolungarsi così che non si generino effetti a lungo termine o permanenti.
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